Alberto Maieli/ Febbraio 26, 2016/ Comunicazione/ 0 comments

Love e Sad rischiano di banalizzare ulteriormente i reciproci sentimenti, Angry può essere una istigazione all’odio. Wow aiuta a creare endorsement. Che fine ha fatto Yay?

Come si può evincere dai miei rari articoli, a differenza di molti professionisti che usano il proprio blog sfruttando il trend topic del momento io non amo farmi pubblicità parlando di ciò che è più gettonato o virale sulla rete. Un po’ perché lo trovo fastidioso, un po’ perché non ho così tanto tempo (ho una vita al di fuori del lavoro e intendo mantenerla). Faccio una piccola eccezione di tanto in tanto, come accaduto lo scorso anno per la campagna di Comunicazione di Real Time scelta per lanciare un nuovo programma.

Facebook Reactions

Ho deciso di soffermarmi brevemente sul lancio delle Facebook Reactions, avvenuto qualche ora fa. Non mi dilungo sulla massa di persone che non ha ben compreso il loro utilizzo (diamo loro del tempo, sono certo che capiranno come da ora in poi il “like” invece del “sigh” su un post relativo alla dipartita di un personaggio non sia solo un errore, ma risulti di pessimo gusto). Facebook complica dunque le cose? Andiamoci per gradi.

#Facebook #reactions, cosa cambia e quali insidie si celano dietro la novità delle #emoji introdotte da #Zuckerberg: Condividi il Tweet

Scopriamo quali sono le Reactions introdotte da Zuckerberg e Co. e per cosa si utilizzano:

  • likeLIKE – Il pollice del “mi piace” che ha sempre contraddistinto il social da quando esiste resta saldamente al proprio posto, ma perde molti dei significati che raggruppava: con l’introduzione delle nuove emoji sarà inutile (ed errato) usarlo ancora per esprimere – ad esempio – “stupore” su un video dove Messi batte un rigore di seconda, oppure “gioia” sulla notizia che l’Accademia della Crusca si mostra aperta ad accettare il lemma petaloso, qualora diventi di uso comune. E sono solo alcune delle detronizzazioni che il Like, da oggi, si ritroverà a vivere (e noi con lui);

 

  • loveLOVE – Sarà probabilmente l’emoticon più inflazionata: dai fidanzatini bellini ciccini riccini (tanto per citare una pellicola d’autore) alle foto dei pargoli di cui il social è ormai zeppo – a proposito, cari genitori: al vostro posto rifletterei molto sull’invito della Polizia Postale di NON pubblicare i volti dei vostri piccoli sui social – per non parlare poi dei post con i classici gattini… speriamo venga usata soprattutto per esprimere endorsement e solidarietà, come nei post in cui associazioni di volontariato e umanitarie spiegano i loro progetti;

 

  • hahaHAHA – Apparentemente innocua e divertente, nasconde a mio avviso molte insidie se usata in maniera “acefala”: si pensi a quella tipa che ci prova con il nostro boyfriend appena ne ha l’occasione e che è costretta a casa da un potentissimo virus gastrointestinale (e ha la brutta abitudine di comunicare tutto, anche quando va al bagno)… pensate che una fidanzata gelosa si lasci sfuggire l’occasione? E via alle polemiche;

 

  • wowWOW – Questa a me piace. Indica stupore, ma a mio avviso può anche essere un modo per esprimere ammirazione e stima. Non esiterei ad usarla per qualcuno che ottiene un un prestigioso incarico o per colui che compie un bel gesto (come restituire un portafogli pieno di soldi, tanto per citare un possibile caso). Eviterei di inserirla per prendere in giro il prossimo, tranne se si tratta di un amico – e anche in quel caso la abbinerei ad un commento palesemente scherzoso, sempre che me lo possa permettere;

 

  • sadSAD – Vale lo stesso discorso del Love: si rischia l’overdose se non ci si ricorda che il bicchiere, quasi sempre, è mezzo pieno (sì, la penso così e non perché sia un inguaribile ottimista, tutt’altro… ma perché la mia famiglia mi ha insegnato sempre a guardare a ciò che ho e non a quel che non ho). Insomma, se un grande attore che amiamo ci lascia è chiaro che la usiamo senza pensarci, anche in segno di commozione per le interpretazioni che ci ha regalato. Ma sul post di una persona che lotta contro un brutto male proprio non la metterei: trovo più bello e motivante un commento positivo e il sempre valido Like di supporto;

 

  • angryANGRY – La variabile impazzita. Se ci ferma solo alle reazioni tra vecchi amici, dove uno fa uno sfottò spiritoso e l’altro risponde con la finta arrabbiatura, come a dire “se ti prendo…”, allora è relativamente innocua. Ma se il politico di turno fa partire quei falsi post su quell’extracomunitario che ha rubato, struprato, assassinato, ri-stuprato e ora è fuori con la casa pagata perché si dichiara nullatenente, beh vi dico che è finita. Game Over. Si genera l’odio allo stato puro, altro che il Dis-Like. E il colore e le fattezze stesse di questa reaction non aiutano affatto a stemperare gli animi. Nemo profeta in patria.

 

Alberto MaieliLavorando nella Comunicazione, opero quotidianamente con i social media. Questa non è che una piccola casistica pensata di getto e scritta altrettanto rapidamente. Non amo fare marketing coi social perché ritengo, in tutta onestà, che si sia arrivati ormai al punto di saturazione e di quasi non ritorno. E la mia opinione è che il nostro eccessivo utilizzo di Facebook, Twitter, Google, Instagram, etc. abbia causato una degenerazione dei rapporti interpersonali. Il mio consiglio è sempre lo stesso: se siete delle aziende o delle associazioni o degli enti, comunicate valori positivi e comunicate senza invadere di continuo i News Feed dei vostri utenti; se siete degli utenti prendete i social e tutto ciò che contengono (Reactions di Facebook comprese) per quello che sono e non fate troppo sul serio. E se amate qualcuno diteglielo prima di persona, non usando il Love. Perché la vita è una sola e va vissuta senza perdersi un solo istante: non la pensate forse così anche voi?

yayP.S.: Erano 7, in origine. Le Facebook Reactions erano 7: durante la fase di sperimentazione era stata concepita anche YAY, ma è stata scartata perché gli utenti stessi proprio non la capivano. E nemmeno io.

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