Alberto Maieli/ Aprile 3, 2017/ Comunicazione/ 0 comments

Abbiamo chiesto a Pietro Vento, direttore dell’Istituto Demopolis, di aiutarci a comprendere dinamiche e tipologie dei sondaggi. E ci ha detto che con l’avvento del mobile…

Indispensabili in alcuni ambiti del marketing, hanno lo scopo di rilevare l’opinione del pubblico su un dato prodotto/servizio.

E in ambito politico i sondaggi d’opinione diventano strumenti di comunicazione potenti, nonché ottimi alleati.

Il loro apporto statistico può agevolare fortemente i comunicatori nella loro attività, specie in vista delle elezioni.

Ma come funzionano? Quanti e quali tipi ne esistono? E come interpretarli oggi, nell’era del mobile e di internet?

Alberto Maieli lo ha chiesto a Pietro Vento, direttore dell’Istituto Demopolis.

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Pietro Vento, palermitano, da oltre 20 anni esperto di comunicazione e di ricerca politica e sociale / foto: www.pietrovento.it

SONDAGGI: TIPOLOGIE E DIFFERENZE

Come sottolineato da Donatella Campus nel suo libro “Comunicazione politica: le nuove frontiere” i più noti sondaggi elettorali sono di tre tipi diversi, a seconda di quando e come vengono effettuati:

  • BENCHMARKING: effettuato subito prima o subito dopo l’annuncio di una candidatura.

Ha lo scopo di identificare il potenziale elettorato e determinare l’intera strategia della campagna;

  • FOLLOW-UP: condotto durante una campagna elettorale.

Misura il gradimento ottenuto dalle proposte di programma del candidato e l’efficacia del mezzo attraverso cui vengono veicolate;

  • TRACKING POLL: sondaggio svolto per l’intera durata della campagna.

L’obiettivo è di verificare gli orientamenti di voto.

IL RUOLO DELL’ANALISTA

Sicuramente, in Italia, il lavoro di ricerca ed analisi politica è più difficile rispetto al passato anche per la crescente variabilità degli umori dell’opinione pubblica.

Pietro Vento ne è sicuro: oggi il ruolo dell’analista politico è molto più difficile rispetto al passato.

Perché se prima bastava una telefonata a casa per ottenere un quadro affidabile e veritiero delle intenzioni di voto, oggi tutto è cambiato.

Con l’avvento del mobile prima e del web subito dopo, condurre sondaggi solo con il telefono fisso suona obsoleto e porta ad ottenere analisi fallaci.

“Con il telefono fisso si raggiungono prevalentemente gli over 54 – spiega Vento – ; i più giovani risultano maggiormente raggiungibili tramite il mobile e il web.

Ma un sondaggio svolto soltanto su Internet sarebbe soggetto ad un margine di errore molto alto – prosegue Vento – , in quanto viviamo in un Paese con un profondo digital divide”.

Chiaro riferimento a quella parte dei cittadini – oltre un terzo – che non utilizza ancora il web. 

#sondaggio politico: tipologie, interpretazioni e scenari. Risponde @Pietro_Vento di #Demopolis: Condividi il Tweet

TECNICHE DI RILEVAZIONE MISTE

Dunque l’integrazione di telefono fisso, mobile e web appare oggi l’unico modo per raggiungere compiutamente un campione davvero rappresentativo dell’elettorato.

Un sondaggio politico attendibile deve essere svolto oggi con tecniche di rilevazione miste: CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), CAMI (Computer Assisted Mobile Interviewing), CAWI (Interviste via web).

Considerato l’alto numero di non rispondenti, un campione deve essere stratificato.

Si procede per quote in base al genere, alle fasce d’età, al titolo di studi, alle aree geografiche di riferimento.

Ciò per garantire in pieno la rappresentatività statistica.

Spiega il Direttore di Demopolis: “Si tratta di un universo in miniatura con caratteristiche identiche a quelle della popolazione.

Serve per ottenere un corretto grado di corrispondenza fra stima ottenuta dal sondaggio e valore effettivo”.

L’ITALIA OGGI: M5S PRIMO PARTITO

Di fatto, il PD torna sui livelli di consenso ottenuti alle Politiche del 2013, mentre il M5S diviene primo partito nel Paese, registrando un consenso analogo a quello conseguito nell’estate scorsa dopo i successi alle Amministrative.

Secondo l’Istituto Demopolis, il Movimento 5 Stelle conquisterebbe a livello nazionale il 30% dei consensi.

Supererebbe così il Partito Democratico (26%), in flessione dopo la sconfitta di Renzi al Referendum di dicembre.

Oltre ad essere penalizzato dagli eventi delle ultime settimane relativi alle faide interne delle primarie.

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Barometro politico del 22 marzo 2017 con le intenzioni di voto degli italiani / fonte: Demopolis

“È un quadro politico decisamente più frammentato rispetto al passato – nota Vento – : i partiti del Centro Sinistra e del Centro Destra appaiono sempre più divisi.

Il sistema elettorale, tornato di fatto proporzionale dopo la sentenza della Consulta, non favorisce la ricomposizione delle due aree politiche”.

Infatti tutti gli altri partiti sembrano ben lontani: Lega al 12,8%, Forza Italia al 12% e Fratelli d’Italia al 5%. 

Il peso complessivo dei tre partiti sfiora oggi – sempre secondo i dati Demopolis – il 30%.

Ma le distanze tra i tre leader non sembrano favorire una ricomposizione dell’area che ha governato a lungo il Paese.

Al 4,6% i Democratici e Progressisti di Bersani, al 3,2% Alternativa Popolare di Alfano.

NESSUNA MAGGIORANZA E SCARSA AFFLUENZA

Vento fa notare un ulteriore dato significante.

“Se si votasse oggi – dice – , la soglia del 40% – in grado di garantire il premio alla Camera – sarebbe decisamente lontana”.

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Simulazione del 22 marzo 2017 sull’attribuzione dei seggi / fonte: Demopolis

Secondo la proiezione di Demopolis l’M5S di Grillo otterrebbe oggi alla Camera 195 seggi, il Partito Democratico 174.

Seguirebbero gli 82 seggi della Lega Nord di Salvini e i 78 di Forza Italia di Berlusconi.

Sopra il 3% e dunque dentro Montecitorio anche Fratelli d’Italia con 32 deputati, MDP con 30 e Alternativa Popolare con 21.

Circa 6 seggi sarebbero attribuiti alle minoranze linguistiche.

Con questi numeri, la maggioranza di 316 seggi non sarebbe raggiungibile a chiusura delle urne.

I partiti che sostengono oggi il Governo Gentiloni avrebbero complessivamente 231 deputati, il Centro Destra nel suo complesso 192, il Movimento 5 Stelle, da solo, 195.

Un’alleanza più vasta, dal PD a Forza Italia, si fermerebbe a circa 279 parlamentari.

E l’affluenza risulterebbe appena al 65%: tradotto in numeri, 1 italiano su 3 non si recherebbe a votare.

“Inoltre – conclude Vento – la maggioranza, oggi, non si raggiungerebbe nemmeno al Senato, dove il sistema sarebbe un proporzionale puro su base regionale”.

Pietro Vento dirige dal 2005 l’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis.

Politologo, esperto nell’analisi dell’opinione pubblica, saggista, cura il Barometro Politico sulle intenzioni di voto degli italiani, il Monitor sugli orientamenti dell’opinione pubblica e l’Osservatorio sulle nuove generazioni in Italia.

Giornalista, scrive per diversi quotidiani nazionali e collabora, anche nella qualità di direttore dell’Istituto Demopolis, con diverse testate televisive, radiofoniche ed online.

Dal 2010 dirige le indagini demoscopiche e i sondaggi d’opinione dell’Istituto Demopolis per il programma “Otto e Mezzo” su LA7, per SkyTG24, per RaiNews24, il Tg2 e Radio1 Rai, per i settimanali l’Espresso e Famiglia Cristiana, per diversi quotidiani nazionali e regionali.

Analizza gli orientamenti dei cittadini sui temi più rilevanti dell’agenda politica e mediatica del Paese.

Tra i suoi saggi: “Identikit di una generazione” (1988), “La nuova Russia” (1989), “Giornalisti in Europa” (1998), “Università e mondo del lavoro” (2004), “Adolescenti in Sicilia” (2009), “Come si informano gli italiani” (2010).

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